Presso il comune di Torino, il 22 gennaio scorso, si è tenuto un incontro sulla fine del mercato tutelato cui ha partecipato anche Paolo Graziano (responsabile utenze di Associazione Consumatori Piemonte), per cercare di fare chiarezza e aiutare gli utenti nel passaggio, per alcuni divenuto obbligatorio, al mercato libero.
Precedentemente si era svolta anche un’audizione della società IREN, partecipata per il 18% dal Comune. Circa 100mila torinesi sono a regime tutelato IREN, la metà sono soggetti “vulnerabili” e quindi potranno rimanere in regime di tutela. In questa categoria rientrano gli over 75, i beneficiari di bonus sociale e i tutelati dalla Legge 104. Per gli altri 50mila torinesi invece sarà obbligatorio il passaggio al mercato libero. IREN punta quindi ad acquisirli ma dovrà concorrere con altri operatori.
In Italia sono quasi un migliaio le piccole e grandi imprese, molte di esse operanti anche sul territorio piemontese, che offrono il servizio di vendita di gas ed energia elettrica. La fine del mercato tutelato e il passaggio al mercato libero in teoria avrebbe dovuto essere trasparente ed economicamente conveniente per gli utenti, ma orientarsi non è semplice, data la giungla di tariffe che generano confusione. Molti operatori commerciali presentano offerte “imperdibili” che spesso, a conti fatti, si rivelano meno convenienti del precedente contratto in tutela.
Si aggiunga anche la difficoltà dovuta al fatto che il costo in bolletta viene spacchettato in voci differenti (materia prima, trasporto e gestione contatore, oneri di sistema, imposte) e gli stessi contratti prevedono un prezzo del bene offerto al netto, l’aggiunta di una percentuale alla vendita (spread) e di un costo fisso che varia a seconda dell’offerta scelta: variabili che non agevolano l’utente nella comprensione dell’effettivo costo finale.
I portavoce delle associazioni dei consumatori hanno anche sottolineato il rischio di un prezzo speculativo, non legato ai costi di produzione di un gas la cui qualità è uguale per tutti gli operatori.
La raccomandazione delle associazioni è di non stipulare contratti di fornitura via telefono e di informarsi sul sito web dell’ARERA che consente di visionare dati sui costi dell’energia (e quelli aggiuntivi) praticati dai vari operatori.
Ufficio Stampa ACP - 1 febbraio 2024