Una famiglia di Torino vive da giorni un incubo i cui tempi di soluzione sono ancora indefiniti: l’alloggio di residenza ha subìto lo stacco totale della corrente elettrica.
La vicenda ha inizio con una proposta contrattuale telefonica: un operatore, che si qualifica come incaricato Enel (il gestore che già eroga l’utenza), presenta un’offerta migliorativa che viene accettata verbalmente. Non accade nulla per due mesi (la bolletta Enel viene regolarmente pagata) finché arriva una bolletta di altro gestore (Facile Energy) che l'utente contesta, sia perché non conosce il gestore sia per l'elevato importo.
Si scopre che la fornitura è migrata, l’utente chiede quindi a Enel il rientro che viene fissato per il 1° maggio 2022. Intanto arriva una seconda bolletta di Facile Energy: parte un’altra contestazione scritta e le due bollette vengono pagate parzialmente per evitare il rischio di stacco. Il gestore, però, non lavora i reclami nei 30 giorni previsti dalla normativa, anzi invia una diffida ad adempiere al saldo delle bollette con preavviso di stacco.
La famiglia si rivolge ad Associazione Consumatori Piemonte che redige immediatamente domanda di conciliazione presso Arera, che convoca Facile Energy e le parti per il 3 maggio 2022. Nel frattempo, però, succede l’imprevisto: alla mezzanotte del 1° maggio – data comunicata per il rientro della fornitura in Enel - il POD dell’utente viene scollegato da remoto e la famiglia si trova di notte senza luce. Il giorno è festivo e gli uffici sono chiusi, vengono comunque effettuati solleciti ma senza esito.
Si arriva quindi al 3 maggio, data di udienza presso Arera. Facile Energy comunica di aver inviato al distributore l’ordine di stacco a inizio aprile. Farebbe volentieri marcia indietro ma non può agire perché non ha la titolarità sul POD oggetto di stacco, passato dal primo maggio ad Enel. Si prova quindi a contattare il distributore che ha eseguito materialmente lo stacco (Ireti) ma senza risultato (la procedura vuole che sia il gestore titolato a dover inviare richiesta di riallaccio). Si prova quindi con Enel, che però comunica che non risultano ancora a sistema i dati anagrafici dell'utente, in quanto servono alcuni giorni di tempo per gli aggiornamenti.
L'utente si trova quindi sospeso nel gioco a scarica-barile dei due gestori e, causa burocrazia, nell’impossibilità di intervento del distributore. Non potendo vivere in una casa senza corrente elettrica la famiglia è obbligata a traslocare.
Traendo spunto da questa vicenda Associazione Consumatori Piemonte rinnova la propria richiesta di urgenti modifiche normative:
1) È fondamentale che Arera istituisca procedure straordinarie per l'esecuzione di interventi immediati di riallaccio (48/72 ore), almeno per le utenze domestiche residenti: oggi non esiste una soluzione di questo tipo.
2) Non è concepibile che per poter accedere al protocollo di conciliazione sia obbligatorio attendere almeno 40 giorni dopo aver formulato il reclamo, senza i quali ogni richiesta viene rigettata dall'Autorità: deve essere predisposta una procedura celere di incontro tra le parti per tutti i casi di riduzione o stacco indebito del servizio.
L’energia è un bene primario per la sopravvivenza e come tale deve essere tutelato dalle norme e dalle procedure.
07/05/2022 - Ufficio Stampa ACP